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Punta Ercavallo (Parco Naz. dello Stelvio)
26/07/2018

  - © G.S. Marinelli, riproduzione vietata.
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Si è concluso oggi il programma di escursioni Primavera-estate 2018; per più di un mese ora starò in “silenzio”.

Solo in cinque ci siano avviati questa mattina verso Ponte di Legno per raggiungere la graziosa località Case di Viso, costituita da minuscole ben ristrutturate casette di montagna, per salire alla Punta di Ercavallo: io, Michela, Roberto, Fausto e Giovanni.

Ci è dispiaciuto tanto per gli assenti perché hanno perso una bellissima escursione in ambiente di alta montagna, molto vasto e con possibilità di numerosi itinerari panoramici e non difficili anche se impegnativi.

Non abbiamo avuto molto sole benché tutta la mattinata sia stata serena perché un grappolo di nuvole lo copriva proprio seguendo il nostro percorso; non è stato un gran male perché così siamo saliti senza troppo calore.

Tutto intorno le vette sono state soleggiate e l’aria tersa della cima, siano sopra i 3000 metri, ci ha permesso di allungare lo sguardo fino all’Adamello, alla Presanella e, molto oltre, fino alle Dolomiti del Brenta; nell’altro senso il S. Matteo e le 12 vicine cime hanno fatto da sfondo.

La prima parte della mulattiera ha un andamento in salita regolare ed è molto ben visibile, attraversa pascoli verdissimi e poi supera la ripida pendice della montagna per raggiungere una zona più pianeggiante dove cominciano a vedersi alcuni laghetti naturali. La seconda parte, negli ultimi 400/500 metri di dislivello, il vecchio sentiero militare si è molto guastato e si deve fare attenzione a seguire i segnavia per superare la pendice del monte molto pietrosa.

Si rallenta un poco verso la cima perché non si possono ignorare le diverse trincee e le costruzioni, molto danneggiate però, realizzate per la difesa del territorio nel periodo della guerra 1915/18, ma ben presto si raggiunge la cima segnalata da una sgangherata e significativa croce di legno.

L’assenza di altri escursionisti ci ha permesso di avvistare alcuni stambecchi che, a loro volta, sembrava osservassero noi, una famiglia di pernici si è allontanata al nostro arrivo, varie marmotte hanno segnalato con il noto fischio la loro presenza e ben due, più in basso, vicino al rifugio Bozzi, prima di entrare nella tana, si sono lasciate osservare con calma.

Fra le tante rocce, soprattutto nel ripido pendio di discesa, unico tratto impegnativo della nostra escursione, e poi nel bellissimo sito che ospita i laghetti di Montozzo, si trovano una infinità di colorati fiori di alta montagna, sileni, sassifraghe, linarie, minuscoli nontiscordar, campanule, ecc.ecc. (non ho visto stelle alpine).

Vicino al rifugio Bozzi (e qui sì che abbiamo incontrato molti gitanti) abbiamo fatto una brevissima sosta di ristoro; abbiamo visitato il Museo della Grande Guerra che contiene numerosi cimeli ritrovati nei dintorni; abbiamo quindi concluso il nostro giro sotto la minaccia di un acquazzone, ma la pioggia ci ha graziato.

Siamo partiti da quota 1877 alle ore 8,30 e ci siamo ritornati alle ore 14 circa dopo aver percorso 15 chilometri e mezzo con dislivello complessivo di 1500 metri. 

Rosanna