Salta al contenuto principale

BIVACCO CORINI E PASSO DI LIFRETTO
11/08/2022

  - © G.S. Marinelli, riproduzione vietata.
  - © G.S. Marinelli, riproduzione vietata.
  - © G.S. Marinelli, riproduzione vietata.
  - © G.S. Marinelli, riproduzione vietata.
  - © G.S. Marinelli, riproduzione vietata.
  - © G.S. Marinelli, riproduzione vietata.
  - © G.S. Marinelli, riproduzione vietata.
  - © G.S. Marinelli, riproduzione vietata.
  - © G.S. Marinelli, riproduzione vietata.
  - © G.S. Marinelli, riproduzione vietata.
  - © G.S. Marinelli, riproduzione vietata.
  - © G.S. Marinelli, riproduzione vietata.
  - © G.S. Marinelli, riproduzione vietata.
  - © G.S. Marinelli, riproduzione vietata.
  - © G.S. Marinelli, riproduzione vietata.
  - © G.S. Marinelli, riproduzione vietata.
  - © G.S. Marinelli, riproduzione vietata.
  - © G.S. Marinelli, riproduzione vietata.
  - © G.S. Marinelli, riproduzione vietata.
  - © G.S. Marinelli, riproduzione vietata.

Non proprio "bella" la gita di ieri: impegnativa ed avventurosa, sì.

Il tratto in salita è stato abbastanza corto ed in poco più di un'ora l'avevamo risolto.

Ma poi....

Prima di tutto, il tempo non è stato bello. Nel primo mattino si vedeva qualche schiarita ma più tardi, sui 2000 metri e soprattutto nel versante della Valcamonica, abbiamo trovato una fitta nebbia che ci ha compromesso la vista panoramica e ci ha impegnato, nella parte erbosa, a seguire quasi ad uno a uno i segnavia.

 Inoltre, il percorso è sicuramente per escursionisti esperti e confesso che i primi passi lungo l'attraversamento della ripida pendice della montagna dopo il bivacco Corini mi hanno fatto paura, paura che, per fortuna, è passata man mano che procedevo e prendevo confidenza con il terreno. Penso che anche i miei compagni di viaggio abbiamo provato le stesse sensazioni.

Proprio per la mancanza di un cielo sereno, superata la malga V.Piane che abbiamo trovato abitata da un numeroso gregge, abbiamo deciso di non arrivare fino al Passo di Ezendola (da dove forse avremmo trovato una più agevole discesa verso Schilpario) ma di prendere il sentiero CAI 420 dal Passo Lifretto.

Detto sentiero è ben indicato sulla mappa GPS, ma percorrerlo è stata un' avventura.

Evidentemente da tempo nè persone nè animali ne fanno uso.

Una fitta vegetazione di verdi cespugli, grandi felci, steli di cardo e aconico fioriti, hanno praticamente invaso il ripido sentiero e si deve procedere a tentoni. Dove c'era una catena a protezione in un canale roccioso, l'abbiamo trovata divelta, ecc. ecc.

 Per fortuna che solo una prima parte è esposta e pericolosa, poi, più a valle, la traccia scende lungo un bosco di conifere e la vegetazione si fa rada: e almeno si vede dove mettere i piedi.

Con l'attenzione e la prudenza siamo arrivati sani e salvi al tratto finale della nostra escursione. Nel fondo valle, salendo con leggera pendenza, una mulattiera, questa sì curata e tenuta sgombra dai tronchi di alberi che ogni tanto cadono, ci ha ricondotto nei pressi del rifugio Bagozza sulla strada che da Schilpario porta al Passo Vivione.

Qui avevamo parcheggiato al mattino le nostre auto fra una decina di altri veicoli; arrivando, nel pomeriggio, di auto ce n'erano centinaia!

Per un po' di relax abbiamo voluto scendere, per il ritorno a casa, dalla Via Mala, fermandoci nei pressi dell'"orrido" per fare "due passi" sulla vecchia via dismessa ed osservare questo caratteristico luogo e, è ovvio, per berci chi il caffè chi la birra, approfittando dell'accogliente Canyon Bar.

                                                                   Rosanna.

 

Partecipanti n.6: Adriano S., Anna,  Armando, Gigi, Rosanna, Sandro

Dislivello complessivo: mt 850  Lunghezza percorsa: Km 10