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Val d'Ancogno - "La valle incantata"
01/06/2023

Da: P.te sul torrente Stabina (m 743)
Ad Anello: ↑ Baita Ancogno (m.762)
↑ Baite Concoli (m 1620)
↑ Passo di Sodadura (m.1861)
↑ Monte Sodadura (m 2010) facoltativo
↓ Baite Piazzo (m 1846)
Ritorno: Sentiero CAI 103 di Valsecca
↑ Baita Abitacolo (m 1071)
↓ Forno Nuovo (m 785)
↓ Ponte val Stabina (santella m.743)
Dislivello tot.: m1362 Lungh. Km 14.5
Tempi indic: intero giro ore 7÷8 circa
Difficolta: EE (Escursionisti Esperti)
Ritrovo: ore 6:30 a villa Regina Pacis

Escursione lungo una valletta laterale della più ampia Val Stabina, a sua volta laterale della Val Brembana, in ambiente molto selvaggio, poco  conosciuto, privo di segni di presenza umana e di manufatti di qualunque tipo dove il camminare è scoprire e l'avanzare riserva sempre un dubbio su cosa ci regalerà il percorso. Pur privo di difficoltà, il tragitto deve essere affrontato con la dovuta cautela ed una certa esperienza: mancano totalmente segnali e bolli, la traccia è spesso labile e poco chiara, il sentiero in vari punti stretto e a strapiombo su una profonda gola, gli attraversamenti del torrente della valle un poco impegnativi (nel caso di piogge recenti). La valle d'Ancogno presenta tutti questi aspetti e ci regala angoli suggestivi e inaspettati durante tutto il suo sviluppo: dalle marmitte dei giganti create dall'impetuoso torrente che l'ha scavata, fino all'affascinante cascata che cade da una alta parete nera a gradoni, posta al termine della salita, nonché una ricchissima ed a volte rara flora come la Primula albenesis.
Superati il paese di Cassiglio e il successivo bivio per Ornica, si prosegue per Fornonuovo di Vatorta per 1 km~ Nei pressi del ponte stradale che attraversa il torrente Stabina, si trova un’antica santella ed una strada sterrata che imbocchiamo. Dopo un centinaio di metri oltre una casa abbandonata si trova un’area pic-nic dove è possibile parcheggiare le nostre auto.
Ci s incammina seguendo il torrente Stabina che scorre alla nostra sinistra. Superata una sbarra un cartello ci indica che siamo sul “Sentiero delle Marmitte dei Giganti”. Dopo un breve tratto in piano, la sterrata inizia a salire e raggiunge l’ampio prato della “Baita Ancogno”(m 762). Un cartello ci invita di svoltare a destra. Si entra in una bella abetaia con un sottobosco umido e ricco di muschio. Giunti ad una croce in legno piuttosto rudimentale, esiste la possibilità di abbandonare il sentiero per scendere, con la dovuta cautela, fino al torrente sottostante alla nostra
sinistra ed osservare alcune belle marmitte. Tornati sul sentiero originale si prosegue fino ad un grosso masso che forma una sorta di anfratto. Si devia ora verso il torrente che è ora al nostro livello e lo si attraversa su un poco invitante ponte fatto da scivolosi tronchi d’albero. Molto bella la vista della parte alta della valle da questo punto di osservazione: si notano alte pareti biancastre e ripidi pinnacoli rocciosi. man mano che ci si addentrerà nella valle, questa risulterà sempre più stretta ed affascinante. Superato il ponticello siamo ora sul versante destro orografico della valle, seguiamo per pochi metri il corso dell'acqua per poi tornare a salire piuttosto ripidamente dopo un tornante verso destra che ci indirizza verso la testata della valle. La pendenza aumenta e il sentiero diviene più stretto e scivoloso. Sotto di noi, il torrente appare sempre più lontano, ma guardando bene è possibile osservare cascatelle e marmitte, salti e rapide. Ad un certo punto il sentiero entra in una valletta laterale, perde leggermente quota tra l'erba, guada un piccolo corso d'acqua e risale nuovamente al cospetto di un'alta parete biancastra. Dopo qualche minuto di
cammino il sentiero torna a livello del corso d'acqua. Dobbiamo ora attraversare l'acqua saltando tra grossi sassi per portarci nuovamente sul versante sinistro orografico della valle. Bellissima la cascata, alta 6-7 Mt., che vediamo poco dopo e che scende sopra ad un grosso masso incastrato a formare una piccola grotta. La salita è ripida, ma la valle sempre più chiusa ed affascinante ci impedisce di sentire la fatica. Arrivati nuovamente a livello del torrente lo attraversiamo nuovamente, sempre con cautela. Qui, in basso si vedono dei bellissimi scivoli levigati dal fiume, salti e marmitte limpidissime ed alcuni ancoraggi per il canyoning. Proseguiamo il percorso fino ad imbatterci improvvisamente in una piccola croce in ferro. La pendenza diminuisce e quasi di colpo terminano le piante ad alto fusto. Camminiamo ora tra fitti pini mughi e la valle si apre in un ampio cerchio sotto di noi. Alzando lo sguardo verso sinistra ci appare l'ultimo regalo di questo angolo di paradiso: una bellissima cascata a gradoni che cade da una alta parete scura e chiude la testata della valle. In inverno questa cascata, chiamata “Overlook Hotel”, ghiaccia
completamente e viene scalata dagli appassionati di quel genere di arrampicata.
La valle ora cambia direzione e nome, piega verso ovest e diventa la Valle Raisere. Da quì in poi il cammino si fa più impegnativo, a sorpresa spuntano alcuni paletti segnavia che aiutano a trovare il sentiero per giungere alla base delle pareti che ospitano il fiore endemico delle Orobie: la bella Primula albenensis non è stata a tutt'oggi rinvenuta al di fuori dei confini provinciali, la sua casa è l'Alben, da cui prende il nome, ma è presente anche quì. Altri tratti ripidi conducono ad una pianeggiante valletta secca il sentiero praticamente svanisce nel bosco ed è soltanto grazie ai provvidenziali paletti che è possibile raggiungere la sovrastante conca della Baita Concoli (1670 m). La conca si rivela molto selvaggia e bella, andando oltre purtroppo i paletti spariscono e si prosegue a naso in direzione Sud-ovest verso il Passo di Sodadura fino a raggiungere il noto sentiero CAI 101 sulla dorsale che ci separa dalla Val Taleggio.

Ritorno: Dopo aver raggiunto i piani di Artavaggio nei pressi del Rifugio Cazzaniga si prende il sentiero CAI 103 in direzione Valtorta e Forno Nuovo.