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Specie arboree sul Monte Rena Alberi e fiori sulle pendici del Monte Rena.
A cura della Dott.ssa Molinari Marilisa

 Elleborus Niger - © G.S. Marinelli, riproduzione vietata.
 Crocus - © G.S. Marinelli, riproduzione vietata.
 primula - © G.S. Marinelli, riproduzione vietata.

In questa pagina descriviamo le specie arboree e il sottobosco seguendo il loro sviluppo stagionale.

I testi sono curati dalla Dott.ssa Molinari Marilisa

Foto nr. 1 Agrifoglio - © G.S. Marinelli, riproduzione vietata.

ILEX AQUIFOLIUM
AGRIFOGLIO

Appartenente alla famiglia delle Aquifoliaceae è diffuso in tutta la penisola italiana dove predilige ambienti umidi e ombreggiati, all’interno di fitti boschi. E’ una pianta sempreverde dalle foglie coriacee ricoperte di uno strato ceroso in superficie con grosse spine lungo il margine. E’ una specie dioica cioè ha fiori maschili e femminili disposti su piante diverse, solo le specie con fiori femminili producono, in tardo autunno le bacche rosse che gli hanno fatto guadagnare un posto di primaria importanza nella simbologia natalizia. La bellezza e la rusticità di questo albero ha fatto si che venisse coltivata nelle diverse cultivar selezionate per giardini e parchi. L’agrifoglio è pianta tossica per l’uomo, l’ingestione di 20 bacche possono essere mortali. Il legno dell’agrifoglio è durissimo, compatto ed elastico, di colore quasi bianco, con grana finissima utilizzato per la fabbricazione di pezzi di macchine, di attrezzi e di lavori al Impiegato per pregevoli lavori di ebanisteria, di intarsio, tornitura, strumenti per disegno, regoli calcolatori, è stato molto usato dagli ebanisti francesi e inglesi.

Foto nr. 1 Pungitopo - © G.S. Marinelli, riproduzione vietata.

RUSCUS ACULEATUS
PUNGITOPO

Deve il suo nome volgare (Spinasorèch o Spisorèch in dialetto bergamasco) all'usanza contadina di proteggere dai topi, con mazzetti di questa pianta, il cibo conservato e le pannocchie di mais, e  dalla pratica  di disporre i suoi rami secchi di ai piedi degli alberi da frutta per evitare la risalita dei roditori

Piccolo arbusto sempreverde appartenente alla famiglia delle Asparagaceae, i fusti eretti, parzialmente lignificati sono semplici alla base ma ramificati verso l'alto. Quelle che appaiono foglie appuntite sono in realtà rami allargati chiamati cladodi mentre le foglie vere sono piccole squame biancastre che passano inosservate. I fiori, poco appariscenti, unisessuali sono portati su individui diversi (specie dioica), i frutti che si formano sulla pagina inferiore dei cladodi sono portati dalla pianta femmina.

Molto utilizzato in erboristeria e nella preparazione di farmaci per le sue proprietà vasocostrittrici, antinfiammatorie e depurative. La presenza di composti flavonoidi inoltre ne fanno ingrediente anche nell’industria cosmetica.

I germogli (turioni)che spuntano in primavera dai rizomi sotterranei sono commestibili, chiamati impropriamente asparagi sono stati oggetto di raccolte indiscriminate, oggi la raccolta è vietata sull’intero territorio lombardo così come in molte altre regioni italiane. Come l’agrifoglio lo splendido contrasto del verde intenso con il rosso delle bacche ne fa oggetto d’arredo natalizio, altro motivo per cui nei nostri boschi è sempre più raro.

Foto nr, 1 Helleborus Niger  - © G.S. Marinelli, riproduzione vietata.

HELLEBORUS NIGER
ELLEBORO NERO

Spesso chiamato impropriamente bucaneve o rosa di Natale è sicuramente il fiore più bello del sottobosco invernale.

Il nome del genere (Helleborus )  richiama il fiume greco che attraversa una zona dove si curava la pazzia con questa pianta, mentre la specie (niger) è dovuto al colore del suo rizoma.

I petali del fiore sono di colore bianco candito che in piena maturità si sfumano di rosa o verde. Le foglie sono palmate con margine seghettato. I frutti, ben visibili, sono verdi, composti da 6÷7 follicoli, all’interno dei quali sono contenuti numerosi semi nero brillante.

Diffuso nelle regioni del Nord Italia dove occupa un areale molto vasto dalla zona collinare sino ai 1000 metri ed oltre, è specie diffusa nel centro Europa con clima temperato dalla Francia all’Ucraina.

Molto conosciuto e utilizzato dall’antichità Paracelso ne usò le foglie per la preparazione di un "elisir di lunga vita". Nella bergamasca l’Elleboro, chiamato “fiùr del lüf ", rappresentò un’interessante integrazione di reddito sino agli anni ’60 in particolare della Val Cavallina dove venivano raccolti dai I bambini per un centesimo l’uno. I fiori venivano poi inviati ai grossisti di Milano e  in Svizzera dove la raccolta era vietata ma non il commercio.

Appartenente alla Famiglia delle Ranuncolaceae, è pianta altamente tossica sia per gli uomini che per gli animali mentre le sue proprietà cardiotoniche e narcotiche sono utilizzate in ambito medico farmacologico. 

Nei boschi umidi, prevalentemente calcarei che l’Elleboro nero predilige è presente anche l’ Helleborus viridis che si distingue per il colore verde del fiore ma le cui caratteristiche non differiscono molto.

L’Elleboro conta diverse specie in natura, quello orientale ha fiori di colore rosso o viola molto intensi, la sua bellezza ne ha fatto oggetto di una ricca selezione varietale ai fini ornamentali.