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Monte due Mani dal Passo culmine di San Pietro
09/11/2017

 x - © G.S. Marinelli, riproduzione vietata.
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Suona puntuale la sveglia. Suona anche il cellulare; leggo il messaggio: “piove, che si fa?” Prima risposta: “io torno a letto” e così via via fioccano le rinunce. Conclusioni: la gita è rimandata.

Non mi rassegno; chiamo il “mio” autista di quest’oggi e chiedo cosa pensa di fare. Il Gigi mi risponde che, con la Mari, è già quasi pronto e vuole mettersi in viaggio e vuole andare proprio al Due Mani. A questo punto ci serve la guida; chiamo Armando e anche per lui va bene non sprecare la giornata ed andare in avanscoperta e vedere se il luogo vale la pena di essere riproposto in una giornata migliore.

Man mano saliamo in Val Brembana la leggera pioggia cessa del tutto ed è già spettacolare entrare del canyon della Val Taleggio, così fosco, severo ed incombente. Più avanti sono i colori di prati ed alberi che stupiscono perché sono brillanti nonostante il cielo grigio.

Prima di arrivare al Passo culmine San Pietro un cerbiatto in procinto di attraversare la strada per entrare nel bosco, ci guarda stupito.

Al passo parcheggiamo l’auto ed entriamo al bar per un caffè. Un profumo di selvaggina in cottura esce dalla cucina e la locandiera, molto cordiale, ci informa che preparerà polenta e…..per un gruppo di amici. Dal retro arriva un forte multicolor canto di uccelli: il marito è cacciatore appassionato e lì tiene i suoi richiami.

Cominciamo il cammino verso il Due Mani su strada carrareccia molto comoda. Poi, sbagliando, ci indirizziamo sulla altura chiamata cima Muschiada; ma l’errore è stato provvidenziale. Quasi subito intravvediamo due camosci che stanno lottando e che, al nostro avvicinarsi, spariscono fra i fitti alberi. Più avanti altri camosci si lasciano fotografare prima di allontanarsi.

Con un po’ di fatica ci riagganciamo al giusto percorso e poco dopo iniziamo il ripido sentiero verso la cima.

Cominciamo a calpestare la neve, morbida e non pericolosa; si vedono solo orme di animali; siamo i primi umani che salgono questo sentiero dopo la recente nevicata. Non si può dire che godiamo di un bellissimo panorama ma fra il salire e lo scendere, fra banchi di nebbia e squarci fra le nubi, intravvediamo I Canti, la Costa del Palio, il Resegone, i paesi giù nella Valsassina, il Grignone carico di neve.

Nel ritorno ci permettiamo di sperimentare un percorso alternativo (cercando di seguire una traccia sul GPS di Armando) ma ci portava troppo fuori strada e abbiamo dovuto tornare sui nostri passi giungendo quindi con tranquillità al Culmine S. Pietro  mediante il canonico sentiero 32.

Ho scritto abbastanza per farvi rimpiangere di essere tornati a letto?

Ma non rammaricatevi troppo perché questa primavera, col bel tempo, ci torniamo.

                       Rosanna

Escursionisti 4: Armando, Rosanna, Gigi e Marilena, 

Note: Lunghezza del percorso: 10 Km.  Dislivello: mt 400, complessivi mt 750