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Rifugio Santa Rita (Val Biandino)
02/11/2017

  - © G.S. Marinelli, riproduzione vietata.
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Se la scorsa settimana le Bocchette di Val Massa ci hanno ricordato la prima guerra mondiale, ieri questi monti fra la Valsassina e la Valtellina ci hanno ricordato la seconda guerra mondiale e la lotta partigiana. Un monumento, diverse lapidi ed iscrizioni portano i nomi dei partigiani che qui hanno lottato e sono stati uccisi. Persino la chiesa Madonna della Neve, costruita nei primi anni del 1600 per ordine, narra la leggenda, di S. Carlo, ha subito la distruzione da parte dei tedeschi. Per merito dei fedeli di Introbio fu poi ricostruita.

San Carlo è ricordato anche per aver operato il miracolo, mentre attraverso la Val Biandino tornava da una visita pastorale dal Canton Ticino, di far sortire acqua da una rupe: ancora oggi noi beviamo buona acqua da questa fonte che si trova all’inizio della valle.

Ieri abbiamo cominciato ad usare i nostri accessori invernali, giacche a vento e guanti. Le nubi ed un po’ di nebbia in altura l’hanno fatta da padroni; il sole ha più volte tentato di sbucare dalle non fitte nubi, senza riuscirci.

L’alta Val Biandino che comincia sopra Introbio, in Valsassina, è però molto aperta, con un paesaggio molto vario ed antropizzato, con molti alberi, molti prati e molti colori e anche la giornata di ieri è stata piacevolissima.

La mulattiera che abbiamo percorso in salita (abbiamo ignorato la strada carrozzabile che sale dall’altro lato della valle) è stata in tranquilla pendenza, solo per circa un’ora verso il rifugio S. Rita è stato impegnativo. Infatti dopo la chiesetta Madonna della Neve ed annesso rifugio, posti a circa 1600 metri, per raggiungere il S. Rita si comincia a salire fino ad arrivare ai 2000 metri.

La Via del Bitto, così si chiama questa strada che sale per la Val Biandino e poi scende in Valtellina, è percorsa da secoli da mandriani, da minatori e semplici montanari, porta a baite ed a vari rifugi; al rifugio Tavecchia e al rifugio Bocca di Biandino in estate alcuni fuoristrada fanno persino la spola per portare in alto turisti pigri.

Tutti i rifugi sono ormai chiusi e chi aveva voglia di pizzoccheri ha dovuto farsene una ragione.

All’aperto, molto infreddoliti abbiamo mangiato in fretta ed anche le foto di gruppo ieri sono state poche e sbrigative.

In compenso, per scaldarci, siamo stati tutti d’accordo nell’allungare la nostra gita proseguendo verso il lago di Sasso che si trova giù nella valle, più vicino al Pizzo dei Tre Signori; l’abbiamo trovato molto scarso d’acqua e speriamo che quest’inverno vengano belle nevicate che lo possano riempire per il prossimo anno.

Il ritorno sullo stesso percorso, lungo ma comodo, dicevo, ci ha permesso di chiacchierare in grande libertà ed allegria, da bravi escursionisti amici.

                       Rosanna

Escursionisti 13: Armando, Adriano, Alba, Alvaro, Efrem, Elisabetta, Fausto, Giovanni, Ida, Rosanna, Roberto, Sandro e Graziella

Note: Lunghezza del percorso: 18 Km. circa. Dislivello 1300 mt (complessivi mt 1550)